“È importante allora educare al corretto uso del web e sensibilizzare sui rischi non solo i bambini e gli adolescenti ma anche gli adulti, i genitori in particolare. (…) dietro il disagio giovanile o la mancata introiezione dei valori del vivere civile, si nasconde la sostanziale assenza o inadeguatezza educativa dei genitori, prima di tutto, o comunque, in loro mancanza, degli altri adulti di riferimento.”
Così è scritto nel documento sui risultati dell’indagine che la Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza del Senato ha recentemente reso noto.
Ma di quali disagi si parla, quando si accusa la famiglia di negligenza o assenza? Molti di questi riguardano gli atti di violenza perpetrati su minori da parte di minori stessi.
“Recenti indagini condotte dalla Polizia postale hanno portato all’arresto di alcuni amministratori, fra cui minorenni, di canali Telegram contenenti immagini denigranti e commenti offensivi. Materiale questo – in molti casi autoprodotto – e frequentemente utilizzato a fini di revenge porn e di sextortion. (…) il sexting rappresenta un fenomeno in progressiva crescita. Nel sexting (combinazione inglese delle parole sex e texting) due o più minorenni auto-producono e si scambiano, consensualmente, messaggi di testo, immagini o video a contenuto sessuale. Il sexting è spesso espressione di esplorazioni in ambito sessuale tipiche dell’adolescenza (…) ma è importante informare, sensibilizzare e formare sia adulti che giovani sulle possibili conseguenze legate alla produzione, invio e condivisioni di immagini di nudo. Alcune di queste conseguenze sono di carattere legale e altre riguardano le ripercussioni emotive di questa pratica. A queste si aggiungono poi le conseguenze devastanti derivanti da una eventuale successiva diffusione non consensuale e allargata di tali immagini.”
“Nel 2018, fino a un quarto delle immagini a sfondo sessuale di minori erano originariamente autoprodotte” da bambini/e, e l’età dei minori coinvolti è in costante diminuzione. La pressione dei pari (“lo fanno tutti o tutte”), ricatti o minacce (“se non lo fai, non mi ami”), problemi di autostima o il sentirsi in dovere nei confronti del proprio partner al fine di evitare il senso di colpa, possono essere tutti elementi che portano un ragazzo o una ragazza a cedere a comportamenti che non rispettano i propri tempi o desideri.”
La Commissione suggerisce quindi un intervento di tipo educativo:
“È importante infatti “prevenire” facendo in modo che il ragazzo o la ragazza sia equipaggiato/a con strumenti che gli/le consentano di leggere criticamente quello che vede e/o sperimenta, anche quando si tratta della sua sessualità, per poter, ad esempio, definire i propri confini e riconoscere quando una richiesta esterna li supera. L’educazione alla sessualità e all’affettività è fondamentale, per prevenire dunque forme di abuso e per permettere bambini/e e ragazzi/e in grado di effettuare scelte che migliorano la qualità della loro vita.”
Il problema è anche che, chi deve educare non conosce l’ambiente che il minore frequenta diverse ore al giorno, quello online.
“Youtuber, influencer, tiktoker diventano così non solo amici ma anche modelli da seguire. Modelli che condizionano gusti e preferenze. Modelli che dettano veri e propri stili di vita. Modelli sempre più visivi e sempre meno di contenuti.
Si tratta di una vita sociale che il minore conduce tenendo il più delle volte completamente fuori gli adulti, genitori in primo luogo. Oltre alle ragioni legate al senso di contrapposizione che connota la fase adolescenziale, vi sono delle motivazioni ulteriori che rendono difficile e a volte addirittura impossibile il controllo da parte degli adulti. Non è soltanto perché il minore non vuole condividere con genitori e docenti la propria vita virtuale, ma è anche, talvolta perché gli strumenti usati non sono noti e conosciuti da parte degli adulti. Per questi ultimi infatti il gap generazionale è un gap anche tecnologico, che rende difficile per l’educatore comprendere lo strumento usato e anche gli eventuali rischi di un suo uso non corretto.”