A scuola di risparmio e d’investimento. Dove? All’interno dell’orario scolastico per milioni di studenti. Come? Nell’ambito delle lezioni di Educazione Civica.
di Ivano Zoppi
Presidente Pepita Onlus
Anche l’Educazione Finanziaria nelle ore di Educazione Civica
Il fulmine, in un cielo di certo non sereno, arriva con un disegno di legge sulla Competitività che prevede l’introduzione dell’Educazione Finanziaria nella nostra formazione scolastica.
Di per sé la tematica appare attuale e coerente con l’esigenza di alimentare il senso critico degli studenti e, quindi, dei cittadini di domani, rispetto alla vita economica del Paese e alle scelte personali che ogni italiano è chiamato a compiere per la propria economia.
Di contro, un argomento così complesso non può essere gestito nell’ambito di un percorso già abbastanza complicato come quello dell’Educazione Civica. Una materia-non materia distribuita su 33 ore in un anno insegnata da più docenti coordinati da un insegnante con il compito di trasmettere al gruppo classe princìpi e nozioni relativi a 3 pilastri: Costituzione, Sviluppo Sostenibile, Cittadinanza Digitale. A questi, presto dovrà aggiungersi l’Educazione Finanziaria.
Un calderone pieno di belle intenzioni, ma destinate a fagocitarsi l’un l’altra proprio perché meriterebbero tutte un piano formativo dedicato.
Il sovraccarico degli insegnanti
Quello che da qualche anno caratterizza il Ministero dell’Istruzione è una sorta di complesso da vetrina. Si pensa talmente tanto a rassicurare i passanti sulla bontà dei prodotti, da non accorgersi che le merci esposte sono più di quelle in magazzino. Il risultato è che i clienti, che poi sono i nostri studenti, non hanno nulla da portare a casa, se non qualche nozione che possono trovare su qualsiasi motore di ricerca.
Tanto più che questi argomenti non sono affidati ad economisti, giuristi, educatori digitali o ingegneri ambientali. Le suddette materie sono affidate, secondo competenze non meglio precisate, agli insegnanti di ruolo. Così il prof di Italiano curerà gli aspetti di cittadinanza digitale, a quello di Storia la Costituzione, mentre Scienze o Matematica penseranno alla sostenibilità. E il cerino dell’Economia? Nelle scuole di tutta Italia già si fanno gli scongiuri per scampare il pericolo. Un po’ come gli studenti prima delle interrogazioni in classe.
La formazione scolastica d’eccellenza: una questione di autonomia
La verità è che la Scuola rispecchia sempre di più la nostra Politica. Una sequela di annunci disordinata e incoerente con il solo obiettivo di non dimenticare nessuno durante i “saluti iniziali”, senza pensare alla centralità dell’intervento, a come sviluppare i contenuti. Indirizzi e obiettivi la cui realizzazione è affidata all’autonomia scolastica, un po’ come le linee guida su bullismo e cyberbullismo. Un libro dei sogni da tradurre a beneficio degli studenti, ma senza bacchetta magica.
La mancanza di fondi e di personale specializzato rendono “eroico” il compito di un corpo docente che prova a fare il Davide contro Golia, con il solo aiuto di una fionda fatta di passione e dedizione.
Il risultato è che nel nostro Paese la formazione scolastica d’eccellenza esiste, ma nella logica della pesca di una festa in piazza. Puoi trovare l’Istituto che “resiste”, magari forte di una buona gestione economica e di personale scolastico motivato e coordinato al meglio. Di contro è possibile “pescare” un contesto involuto e disilluso nel quale gli studenti non saranno adeguatamente stimolati.
L’importanza di fermarsi e ascoltare
Solitamente chi opera nella scuola, ogni giorno a fianco dei dirigenti e dei docenti, tende a chiedere di più alle istituzioni. Più progetti, più attenzione, più coraggio.
In qualità di educatore, il mio invito è quello di “fermarsi”.
Dobbiamo uscire dalla logica dei menù turistici e tornare alla cucina dei sapori. L’Educazione Civica merita di entrare a pieno titolo nel nostro curriculum scolastico, mentre oggi sembra uno sgabuzzino disordinato dietro una vetrina patinata e luccicante.
Fermiamoci e, per una volta, ascoltiamo i nostri ragazzi.
Pepita dà voce al “Pandemonio” dei ragazzi
Pepita, nel suo piccolo, lo sta facendo in tutta Italia da un paio di anni. Dopo la pandemia abbiamo ridato spazio e voce agli studenti per chiedere loro quale scuola serve per costruire futuro. Se in molti di noi si aspettavano richieste di 6 politico post Dad, di meno compiti a casa e interrogazioni, in realtà le loro proposte ruotano attorno ai concetti di bellezza, dialogo, tecnologia e lavoro.
I nostri studenti vogliono percorsi artistici e sportivi in continuità. Teatro, giornalismo, musica, ma anche privacy, diritto digitale, Costituzione Europea e un interscambio proficuo tra mondo della scuola e del lavoro.
Il loro motto è “Pandemonio”, una provocazione che ben identifica la fame di cambiamento e di entusiasmo che distingue le nuove generazioni.
Un patrimonio che non possiamo permetterci di perdere.