Quando lo scorso autunno prese il via #SeSonRose, non senza una certa ambizione lasciamo l’appello per un ritorno della scuola come “palestra di emozioni”.
Pepita ha sempre creduto che i sentimenti rappresentassero l’alimento dei valori di una comunità. Per questo riconoscerli e rispettarli diventa essenziale nella costruzione di una sana comunità educante. Un obiettivo che riguarda soprattutto le nuove generazioni, dalle quali dipende la società di domani. Per questo, con il prezioso contributo della Fondazione Comunità Novarese Onlus, durante tutto l’anno scolastico gli educatori di Pepita hanno realizzato percorsi di sensibilizzazione e formazione per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere, che passa dall’affettività e dalla conoscenza delle emozioni.
Sono 18 le classi nella provincia di Novara beneficiarie di un progetto iniziato dall’ascolto, con un questionario dedicato a studenti e insegnanti, per poi sviluppare specifiche attività formative e laboratori, online e in presenza, rivolti anche ai docenti e ai genitori.
Ed è proprio dall’ascolto che emerge il risultato più importante di #SeSonRose. Il questionario somministrato al termine della formazione conferma l’efficacia di un percorso capace di annoverare l’arte del Teatro tra i suoi linguaggi. Sarà per lo spettacolo “Barbablù e Rossana”, della compagnia Mattioli; oppure per l’approccio orizzontale e dinamico rispetto ad un tema così intimo come quello del rapporto con gli altri e con se stessi, fatto sta che i ragazzi si sono aperti a tal punto da fare emergere un dato più che indicativo rispetto alle relazioni interpersonali delle nuove generazioni.
Oltre il 40% degli studenti interpellati riporta di essere stato vittima o di aver assistito ad episodi di discriminazione di genere, quasi il doppio rispetto ai questionari somministrarti ad inizio percorso. Un dato tanto allarmante quanto prezioso, proprio alla luce della comparazione con quello dello scorso autunno. Prezioso perché scevro da quella tara del sommerso che inquina le statistiche, ma che nel caso specifico è stata evidentemente annullata dalla fiducia conquistata dagli educatori di Pepita e dalla crescente consapevolezza dei ragazzi.
Allarmante perché, se quasi uno studente su due ha vissuto da vicino gli effetti della violenza e degli stereotipi di genere, ciò significa che la strada da percorrere è ancora lunga.
Una missione educativa che deve poggiare sulle esperienze di tutti i giorni, anche nella dimensione digitale. Sono gli stessi ragazzi a dirlo: il 60% dei beneficiari ritiene che la violenza maggiormente diffusa sia quella psicologica, seguita da quella di natura sessuale, fisica ed infine economica. Una dinamica che parte anche dalle donne verso gli uomini. Sono le parole i principali vettori del disagio e della discriminazione; lo confermano l’85% dei ragazzi, per i quali il linguaggio determina spesso contesti oppressivi e violenti, condizionando i rapporti umani. Un ruolo, quello delle parole, decisivo anche per la realizzazione di una nuova cultura fondata sulla bellezza; la bellezza di condividere, di confrontarsi, di sentire l’altro in profondità, oltre pregiudizi e luoghi comuni.
#SeSonRose ha dimostrato quanto siano importanti le radici per far germogliare nuovi fiori. Perché non esiste futuro senza educazione.