L’opinione di un educatore professionista
“Come stai vivendo il lock-down? Che emozioni provi?”
È stato il mantra che ci siamo, giustamente, ripetuto per mesi. In famiglia, con gli amici, tra colleghi.
E per chi lavora con adolescenti, è stata una domanda che spesso abbiamo rivolto ai nostri ragazzi e ragazze… o, almeno, si spera.
Anche noi di Pepita lo abbiamo fatto: attraverso un sondaggio abbiamo scoperto che i nostri adolescenti, che amiamo definire nativi digitali, forse non hanno voluto sostituire del tutto l’offline con l’online, hanno trovato il modo di equilibrare le loro giornate tra connessione digitale e vita in casa. Come educatori, ci siamo tuttavia accorti che il lock-down, in particolare durante questi mesi autunnali, abbia dato un colpo di grazia ad uno dei bisogni principali di una ragazza e di un ragazzo in crescita: il bisogno di fare esperienza e di attribuire a questa esperienza un significato.
Quando, con l’avanzare della seconda ondata, ci siamo ritrovati a chiederci cosa fare per fermare il virus, ci siamo focalizzati sul rapporto rischi/benefici a livello sanitario ed economico, ma quanto sui rischi educativi? I ragazzi hanno vissuto (nei mesi primaverili) e vivono tutt’ora in uno stato incredibile di povertà di “esperienza”. Certo c’è stata la didattica a distanza, gli allenamenti on-line, gli incontri dell’oratorio su zoom.. ma alla fine, di tutto questo, cosa è rimasto ai nostri ragazzi?
La striscia “Look-dawn”, presentato sulla pagina IG “Tratti di E” prova a raccontare questo spaccato della vita degli adolescenti mettendosi, anche e soprattutto, dal loro punto di osservazione della realtà, e non solo da quello di noi educatori.
Una striscia irriverente nei confronti del mondo adulto, che ci restituisce un’immagine incompiuta dei nostri ragazzi, ma proprio per questo piena di possibilità e di continue sorprese. Bisogna avere il coraggio e la forza di andare oltre le nostre convinzioni sul mondo adolescenziale, definendo quali siano i loro bisogni e le loro paure spesso senza nemmeno chiederglielo.
In questi mesi abbiamo continuato a chiederci come stavano gli adolescenti, senza tenere conto, però, che il loro benessere psicologico e evolutivo risentisse moltissimo della deprivazione causata dalla chiusura delle scuole, delle strutture sportive e dei contesti educativi informali come l’oratorio.
Per crescere, i ragazzi hanno bisogno di esperienze significative di apertura verso il mondo. E di adulti che sappiano accompagnarli in questa apertura. Sapendosi fare da parte e rendendoli protagonisti quando serve. È questo il compito più alto e più bello dell’educazione.
Un compito che chiede però a noi adulti di non sottrarci dalle nostre responsabilità educative, ritrovando il “coraggio di educare” anche in tempi difficili come quelli che stiamo vivendo.
Tratti di E è un progetto editoriale di Pepita che vuole unire due mondi: quello educativo e quello artistico del fumetto.
Tratti di E vuole soprattutto raccontare storie: storie che facciano pensare ma anche lasciare un sorriso. Affrontando, con leggerezza e ironia, temi educativi cari al lavoro degli educatori di Pepita.
Tratti di E vuole offrire l’occasione di fermarsi a riflettere sul mondo dell’educazione attraverso un linguaggio narrativo diverso, quello del fumetto.
Testo di Stefano Borghi, educatore di Pepita
Vignette di Simone Campana, educatore di Pepita