Il Presidente di Pepita commenta le dichiarazioni sull’ inquinamento digitale del Ministro alla Transizione ecologica, Roberto Cingolani
La consapevolezza è una questione ambientale. Questo verrebbe da pensare leggendo le recenti dichiarazioni del Ministro alla Transizione ecologica, Roberto Cingolani.
Ai costi sull’impatto ambientale dello sviluppo economico globale, concorrono anche gli strumenti digitali. Non solo in termini di produzione, ma anche in relazione all’utilizzo quotidiano di smartphone, laptop e tablet.
I dati sono sorprendenti:
– Scaricare un video di 10 minuti consuma energia pari a 1500 smartphone in carica
– Una sola ora di video conference equivale fino a un chilogrammo di Anidride carbonica
– Un solo megabyte inviato online consuma quanto una lampadina accesa per 30 minuti
Più che dati scientifici sembrano curiosità statistiche, in realtà si tratta di numeri che nel tempo spostano miliardi di euro.
Non a caso il Ministro Cingolani ha ricordato quanto l’uso del web e dei social non è affatto gratuito come può sembrare.
Anzi, un abuso delle App e dello streaming può rappresentare un pericolo serio, anche in termini ecologici.
La percezione della gratuità ci spinge a postare foto, video e commenti senza pensare alle conseguenze che questo può comportare.
Noi di Pepita lo diciamo da tempo, non possiamo confondere la leggerezza con la noncuranza. L’effetto “posto quindi sono” ha prodotto un inquinamento del linguaggio dell’intimità, della privacy e, spesso, del buongusto.
Un effetto ketchup, in grado di coprire il sapore autentico dei contenuti intelligenti, innovativi, profondi e divertenti. Invece viviamo in questa grande matassa digitale che nessuno sembra in grado di dipanare. La realtà è che dobbiamo riprendere il filo del nostro modo di comunicare, tornando a dare peso alle parole e rispettando il loro significato.
Riprendere il filo significa alzare la testa dagli schermi e cominciare a dialogare alla pari con le grandi media company, come cittadini e come istituzioni. Significa cercare la qualità, anche prima di mettere un like.
Da piccoli, i nostri nonni cercavano di correggere la nostra alimentazione con “la regola dell’uno su tre”. Così la merenda con pane e Nutella diventava una festa, da alternare alla frutta, alla marmellata, al panino. Una regola d’oro, da applicare anche sul web.
È sempre necessario postare foto private, anche di figli e nipoti, sui nostri profili?
Bisogna per forza dire la nostra su un argomento che, in fondo, non ci interessa da vicino?
Dobbiamo essere presenti e attivi su tutti i social che ci vengono proposti?
Ecco, prima di spendere il nostro tempo a postare il selfie perfetto o a twittare il commento più sagace sull’argomento del giorno, abbiamo pensato alle altre opzioni?
Una passeggiata, preparare una torta o, perché no, parlare con i nostri figli. Magari a telefoni spenti.
Fonte: https://www.today.it/economia/cingolani-social-inquinamento.html