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Infanzia e adolescenza, Gruppo CRC traccia la rotta per il 2024

Il 2023 è stato un anno importante sul fronte dell’educazione. Né positivo né negativo, ma rilevante nella misura in cui certe tematiche sono finalmente assurte tra le priorità delle istituzioni, come pure in seno all’opinione pubblica. Parliamo di educazione all’affettività e alla sessualità. Strumenti da diversi lustri richiamati a gran voce dagli addetti ai lavori, ma ignorati in larga parte sul piano normativo e formativo.

Qualcosa è cambiato, ma più che un merito, gli sforzi messi in campo sul piano legislativo e che attendono di essere tradotti sul piano operativo, somigliano più ad una reazione rispetto a tematiche e fenomeni che hanno nel tempo assunto i contorni dell’emergenza.

Alla ricerca dell’affettività perduta

Dalle contraddizioni del decreto Caivano, caratterizzato da un approccio più repressivo che educativo, alle complicazioni di un’educazione civica dove gli argomenti trattati – tra cui la cittadinanza digitale – sono più numerosi delle ore a disposizione per poterli sviluppare. Fino all’ultima proposta, in buona sostanza più praticabile, di inserire nella formazione scolastica dodici incontri in orario extracurricolare con la modalità dei focus group e contributi di esperti, testimonianze e il coinvolgimento di testimonial e influencer vicini ai ragazzi.

Pepita e la palestra di emozioni

Al di là degli annunci e di come queste iniziative saranno accolte dalla comunità educante, la rottura positiva rispetto al passato riguarda il superamento della fase di sensibilizzazione, per abbracciare la logica della formazione anche sul piano delle emozioni. Della capacità di conoscere i propri sentimenti e di riconoscerli nella relazione con gli altri.

Su questi principi, negli ultimi anni, Pepita ha costruito la sua proposta educativa, parlando per prima di quella “Palestra di emozioni” che la scuola può tornare a rappresentare a supporto degli studenti e delle famiglie. Un contributo in termini di esperienza – con gli educatori di Pepita nelle scuole, negli oratori e nelle associazioni sportive in tutta Italia – ma anche di competenza, grazie alla costante collaborazione con Fondazione Carolina per la promozione e la diffusione del diritto alla salute digitale dei minori.

https://gruppocrc.net/wp-content/uploads/2023/11/RAPPORTO-CRC-2023.pdf

Il Rapporto CRC e l’appello alle istituzioni

Fondazione Carolina e Pepita hanno collaborato alla stesura del 13° Rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della CRC in Italia 

Un documento completo, puntuale e dettagliato, quello del Gruppo di lavoro per la Convenzione sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, per portare l’attenzione delle istituzioni sulle criticità che gravano sulle nuove generazioni, valorizzando i punti di forza e le best practices che emergono dalle molteplici esperienze sui territori, per innescare un cambiamento reale e profondo. Nella relazione emerge la necessità di fare sistema tra tutti gli stakeholder al fine di farsi carico delle esigenze di una generazione “sospesa tra sogni e incertezze”.

Eppure, analizzando le statistiche, le ultime ricerche scientifiche dimostrano che l’educazione affettiva agevola il percorso di crescita, anche nella logica della prevenzione di condotte discriminatorie e aggressive, a partire dalla violenza di genere.

Ansia e incertezza anche tra i più giovani

Il Rapporto, redatto dalle oltre 100 associazioni che partecipano al Gruppo CRC, fornisce una panoramica completa di tutti i diritti riconosciuti dalla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. In particolare il documento fotografa la quotidianità in cui le ragazze ed i ragazzi che vivono in Italia manifestano un malessere diffuso che si esprime in diversi modi, ma che coinvolge in egual misura le diverse fasce d’età. 

Incertezza economica, disuguaglianze, pandemia e guerre sono alla base di un generale stato di ansia che, a differenza del passato, tocca da vicino anche i più giovani.  

In compenso emerge la consapevolezza di poter vincere le sfide di questi tempi grazie ad un crescente impegno civico, sia a livello personale sia nel senso collettivo. “Su queste grandi risorse, di coscienza e di solidarietà – resta il documento – si può e si deve far leva per rendere bambini e ragazzi più protagonisti del loro presente e del loro futuro”.

Il bisogno di fisicità dopo la pandemia

La lunga crisi economica e sociale, imposta dalle restrizioni dovute all’emergenza pandemica, si è nel tempo trasformata in crisi di valori. Pur connessi con il mondo, i nostri ragazzi sono stati a lungo privati si quelle relazioni fisiche, tridimensionali, alla base della loro scoperta del mondo. Un handicap che neppure le illimitate potenzialità della Rete hanno potuto alleggerire. Da qui la necessità di sostenere la ripresa alla “vita normale” investendo sui quei punti di riferimento territoriali che mancano in molte delle nostre città. Luoghi aggregativi aperti, spazi gioco, contesti di socializzazione occasionali e liberi, come piazze e cortili, possono tornare a disposizione delle nuove generazioni, spesso “intrappolate” nelle chat, sui social e dentro i videogame.

Il coraggio di Educare

È quindi necessario che gli adulti di oggi si assumano pienamente le responsabilità educative nei confronti degli adulti di domani. Una presa di coscienza indispensabile per avviare un ripensamento generale e partecipato delle politiche per l’infanzia e l’adolescenza. Prima di compiere questo passo, prima di ritrovare il coraggio di educare, serve recuperare la centralità dell’ascolto nella relazione con i ragazzi e le ragazze. Farli sentire protagonisti e mettendo a fuoco le loro esigenze, dubbi e aspirazioni, prima ancora dei nostri obiettivi.

È questa, secondo CRC, la strada più certa per giungere alla piena attuazione dei loro diritti.