Nino non aver paura, di tirare un calcio di rigore…
Vaglielo a dire dopo Italia-Macedonia! La partita che ha estromesso la nazionale di calcio dai mondiali ha lasciato un tale amaro in bocca che neppure il grande classico di De Gregori riesce ad addolcire.
Il problema non è tanto la debacle sportiva, quanto il cortocircuito che da tempo ha sovrapposto la corsa con un pallone su un campetto dell’oratorio alla corsa alla fama, al denaro e ai follower del professionismo.
Per la seconda volta consecutiva, una generazione di bambini non potrà tifare la Nazionale, ma siamo sicuri che sia questo il vero problema?
Social, ingaggi multimilionari, capricci da star, non hanno solo spogliato il calcio dei valori dello sport, ma hanno portato centinaia di migliaia di ragazzini a vivere il gioco più diffuso nel mondo come se fosse un talent, con tanto di pubblico al seguito.
Il Calcio non è finito con Italia-Macedonia, anzi. La sconfitta, a volte, è il più grande degli insegnamenti.
Da questo triplice fischio possiamo tornare a costruire un rapporto con il pallone più sano e, soprattutto, meno mediato dalla Tv, dai videogame e dal denaro. Perché, a prescindere dal risultato, si possa tornare alla logica dell’impegno e della gioia di stare insieme.
Tanto ci sarà sempre una prossima stagione, quella che aspetta Nino con la maglia numero 7.
Ivano Zoppi
Presidente Pepita Onlus