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L’esperienza di Pepita

Come affrontare l’impatto emotivo e psicologico della chiusura delle scuole superiori sui nostri ragazzi? 

Nelle scorse domeniche, abbiamo voluto condividere il sondaggio che Pepita ha realizzato durante la Fase 1 per meglio conoscere il loro sentire e la loro quotidianità in fase di lockdown.
I ragazzi hanno descritto una situazione di disagio gestibile, ma fragile nel quale è importante che l’adulto trovi il modo di creare una comunicazione non invasiva, ma di supporto. 

Cosa non facile, sappiamo bene, soprattutto quando si parla di adolescenza.

Pepita crede nell’importanza dell’educazione e sa che spesso l’atto dell’educare richiede coraggio. La crisi generata dall’epidemia è un’occasione per rimetterci in discussione e trovare nuovi percorsi per orientarci anche nella relazione con i ragazzi.
Orientarsi è la capacità di riconoscere la propria posizione all’interno di un sistema: la propria direzione, il verso in cui si è orientati e la propria situazione sono comprensibili solo se abbiamo presente ciò che c’è intorno a noi.
Gli educatori Pepita hanno quindi definito 10 “punti cardinali ” per ri-orientarsi  e ri-trovare il coraggio di educare, sia come genitori che come educatori professionali.

1. Il coraggio di stare

Il coraggio è un’azione del cuore e educare significa, anche, avere il coraggio di stare nell’incertezza, nella paura, nel dubbio, nel silenzio, nella sospensione, per trovare nel nostro cuore umano e professionale, la forza di comprendere chi siamo come singoli e come comunità e di discernere per permettere un’azione educativa ordinata e intelligente.

2. La capacità di orientarsi

Educare significa, anche, contribuire a formare una personalità capace di formulare giudizi complessi, di elaborare ragionamenti ponderati e frutto di riflessione, di trovare -nel mare magnum di stimoli- quelle bussole che sappiano davvero indicarci il nord della nostra esistenza.

3. Il lavoro educativo della riflessione

È propria di un educatore l’abilità professionale della riflessione. Darsi il tempo per pensare a quello che succede, non è tempo tolto all’azione, è già l’azione stessa. Il luogo dell’educare non è unicamente l’azione con l’altro, ma anche l’azione per l’altro che trova nella riflessione la sua espressione più alta.

4. Pedagogia della prossimità

C’è una differenza tra la vicinanza e la prossimità: vicino significa “stare a poca distanza”, prossimo significa “stare il più vicino possibile”. Ed è proprio su questa parola –possibile– che si gioca ogni relazione educativa, il suo poter dire sì o no, che si gioca l’efficacia dell’educazione. La pedagogia non può e non deve rinunciare alla prossimità, ma per essere efficace deve saper mantenere la giusta distanza.

5. Promuovere sapere

La vastità di elementi a cui si può accedere grazie alla rete, può farci illudere di aver appreso e aumentato il nostro sapere con un “click”. Ma apprendere non significa solo immagazzinare quante più informazioni possibili: significa anche riservarsi il tempo per meditarci sopra. Educare è, anche, istruire ad un sapere orientativo che renda capaci di leggere correttamente quanto accade fuori e dentro di noi.

Conclusioni

Educare è un compito difficile, che richiede costanza, dedizione e voglia di imparare. Un educatore non sarà mai solo una guida per i ragazzi, deve essere il loro punto di riferimento dalla quale possono prendere esempio. Ri-ordinarsi e ri-educare sono compiti fondamentali per far sì che un educatore e/o un genitore possano dare il meglio di loro, in modo tale da essere la figura adatta ai loro bambini. 

Nel prossimo articolo, Pepita tratterà i 5 punti cardinali che ha pensato per gli educatori e per i genitori, mostrando inizialmente i due lati della medaglia riguardante la tecnologia che circonda il nostro mondo; infine l’importanza dello star bene con sé stessi per trasmettere positività e sicurezza ai ragazzi.

Testo tratto dalla pubblicazione Pepita “Cor Habeo – Il coraggio di educare” – Progetto a cura di: Marco Bernardi, Ivano Zoppi
Versione integrale scaricabile gratuitamente.