La resistenza “Z” alla dittatura del black Friday
Come ogni anno, verso fine novembre, chi più chi meno, siamo stati travolti dall’onda lunga del black friday. Una tradizione esclusivamente commerciale importata dagli Stati Uniti e che, grazie alla facilità degli acquisti online, ha penetrato il nostro immaginario collettivo. Il giro d’affari del black friday nel 2023 ha toccato quota 4 miliardi di euro, con almeno quattro italiani su dieci vittime di acquisti sulle piattaforme digitali.
Eppure la Generazione Z sembra la più sensibile rispetto all’impatto sociale del black friday, anche sul piano ambientale, con un aumento del 94% delle emissioni di CO2 rispetto alla media annuale. Mentre gli over 40 sono i più compulsivi, a conferma di quanto i genitori siano i primi a rendersi protagonisti di condotte sul web che vengono facilmente assimilate e replicate anche dai più piccoli. Non a caso le giovani generazioni di tutta Europa si sono unite nella campagna “Green Friday”, con manifestazioni e petizioni all’insegna della sostenibilità, ambientale ed economica.
D’altronde i dati, anche nel nostro Paese, parlano chiaro: il 71,72% degli italiani e delle italiane acquista i propri prodotti online, dedicando ore al PC o allo smartphone, spesso tenendo decine di finestre aperte per confrontare prezzi e prodotti. L’utilizzo intensivo dei dispositivi porta quindi a un aumento delle “emissioni digitali”, anche se il dato più allarmante lo riporta l’indagine SIMA. Secondo lo studio della Società Italiana di Medicina Ambientale, sono oltre 400 mila le tonnellate di anidride carbonica rilasciate nell’atmosfera in Italia durante la settimana del black friday.
L’approccio al Natale dei più piccoli è condizionato dal digitale
Se i nostri adolescenti si confermano “generazione impegnata”, la corsa all’e-commerce sta condizionando le nostre abitudini, i consumi e, non ultimo, l’approccio al Natale dei più piccoli.
Tra liste Amazon, link agli store condivisi su whatsapp, la lettera a Babbo Natale è una tradizione sempre più a rischio.
Alla poesia della carta e penna, i bambini preferiscono i messaggi vocali, rigorosamente inviati a genitori, nonni e zii, perché possano intercedere con l’arzillo nonnino di rosso vestito. È il segno dei tempi, conseguenza naturale (o tecnologica) di una società proiettata nel mondo digitale, con buona pace della magia delle Feste.
Quest’anno il regalo più bello potremmo concederlo a noi stessi, raccontando ai nostri figli quel “Natale passato” che forse non tornerà più, ma che ai loro occhi apparirà più sorprendente di qualsiasi effetto speciale. La paura di ricevere il carbone se non ci eravamo comportati bene. I propositi, immancabilmente falliti, di restare svegli per conoscere Babbo Natale. La meraviglia di scoprire che aveva mangiato i biscotti lasciati sul davanzale la notte della vigilia.
La gioia del Natale, a partire dal suo significato, ci ricorda la bellezza di stare insieme. Di ritrovarsi e, magari, di costruire o recuperare un nuovo rapporto. A cominciare da quello tra genitori e figli, che passa necessariamente dall’ascolto e dal dialogo tra generazioni diverse, ma con un denominatore comune: quel senso di appartenenza che prescinde dalle distanze e dalle incomprensioni.
D’altronde il segreto del Natale sono le emozioni autentiche, che restano indelebili nei cuori dei bambini.
Momenti da condividere in famiglia e, perché no, anche sui social. A patto che Santa Claus non diventi “Santa Cloud.