“Ho iniziato a guardare contenuti hard online quando avevo 11 anni. Da quel momento il mio cervello è impazzito”.
La recente denuncia di Billie Eilish ha riportato al centro del dibattito il tema della pornografia consumata dai minori.
Nello specifico, la testimonianza della nuova star del panorama musicale, ha confermato la portata delle conseguenze della fruizione di contenuti pornografici sui giovanissimi.
Un’esposizione direttamente proporzionale alla diffusione delle nuove tecnologie e alla facilità di accesso, senza limiti o vincoli, ai contenuti più disparati. E allora ci si accorge che quella che poteva sembrare una delle tante confessioni choc di una celebrità internazionale, in realtà fotografa l’angoscia e la dipendenza di molti, moltissimi ragazzini.
Un’indagine di Repubblica attesta che uno studente su cinque ha iniziato a guardare filmati porno proprio mentre frequentava la scuola media, quindi dagli 11 ai 13 anni.
Sempre secondo Repubblica al 66% dei preadolescenti e degli adolescenti è accaduto di vedere storie inaspettate online: nel 23% dei casi erano immagini sessualmente esplicite.
“Questo andamento non ci sorprende – commenta il Presidente di Pepita, Ivano Zoppi – perché trova coerenza con la crescente familiarità dei preadolescenti con il sexting, che la nostra esperienza sul campo attesta ben oltre la percentuale del 26% dei giovani riportata dall’indagine”. Inoltre, un fenomeno così generalizzato non si spiega soltanto con la curiosità o il fascino del proibito. “Ovviamente l’istinto gioca un ruolo cruciale, ma più come leva che come vettore principale per l’accesso a contenuti sessualmente espliciti”, continua Zoppi.
“Questo perché le nuove generazioni più che cercarlo, nel porno ci inciampano. Lo fanno abitando i social, attraverso le chat o i gruppi Telegram”, osserva il referente di Pepita. “In tutto questo non ci sono che li possano sostenere, accompagnare e indirizzare verso strade digitali più sicure e meglio frequentate. Invece – spiega l’educatore alla guida di Pepita – lasciamo che siano i ragazzi a riempire questo vuoto educativo come meglio credono e secondo le proprie capacità”.
Non tutti, del resto, hanno la fortuna di conoscere e riconoscere le proprie passioni.
Oltre alla scuola e allo studio, per la socialità dei ragazzi risultano fondamentali lo sport, il gioco, la musica o il teatro. “Se la vita dei nostri figli risulta piena, stimolante e forte di relazioni autentiche, allora i social e il web saranno sempre una dimensione dove appoggiare valori, esperienze e confronti”, precisa Zoppi.
“Se invece la solitudine della noia e il silenzio della monotonia prendono il sopravvento, allora cercheranno altrove qualcosa che li spinga lontani dal tran tran quotidiano, con il rischio – conclude Ivano Zoppi – di confondere un vicolo cieco con una scorciatoia”.
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