Billie Eilish e le accuse di Queer Baiting
“Ma non possiamo semplicemente esistere”? Billie Eilish, idolo della Generazione Z, risponde così alle critiche che le sono piovute addosso per aver “confessato” la sua bisessualità.
Tutta colpa di un’intervista a Variety, una delle testate di riferimento per tutto lo star sistem Usa, nella quale Billie ha dichiarato di essere attratta dalle donne, ma senza la pretesa di fare coming out. Parola di star, quasi a dover giustificare la sua natura davanti ad una platea di oltre 110 milioni di follower. Praticamente la somma di due grandi stati Europei, meno 100mila, ovvero il numero di seguaci che sono usciti dallo sterminato club di fedelissimi della popstar californiana.
La forza della fragilità
Ma davvero nel 2023, anche nel mondo della musica, ci sono persone, per di più giovani, per cui l’orientamento sessuale è un fattore discriminante? La piccola emorragia di supporter registrata dalla giovane cantautrice statunitense arriva come un fulmine a ciel sereno, soprattutto considerando l’impegno di Billie su tematiche importanti, come l’empowerment femminile, la discriminazione di genere, le fragilità e le instabilità emotive delle nuove generazioni.
L’accusa di Queer Baiting
La motivazione più probabile per tutte queste critiche sembra legata alle accuse di queer baiting attorno al personaggio dell’artista americana.
Queer è il termine utilizzato dalla comunità LGBTQ+ per definire una persona o un concetto che non vuole dare un nome alla propria identità di genere e/o al proprio orientamento sessuale.
Probabilmente la precisazione di Billie sul fatto di sentirsi “donna”, nonostante un cronico conflitto con la propria femminilità, ha creato delle frizioni con chi l’aveva eletta come paladina dei propri ideali e modelli sociali.
Identità di genere e intimismo
Al di là del polverone scatenato dal suo presunto coming out, a Billie Eilish viene certamente riconosciuta la capacità di squarciare il velo rispetto a tematiche non sempre presenti nel main stream delle notizie e delle tematiche più dibattute. Una capacità che le ha consentito di ricevere importanti riconoscimenti, come il premio “Film Song of the Year” per la canzone What was I made for?, un piccolo gioiello che fa da colonna sonora e da sottofondo musicale all’interno del film Barbie, pluricandidato ai prossimi Oscar.
Intimismo, identità di genere, coraggio e scoperta di sé sono passaggi per la propria realizzazione. La musica di Billie riesce a veicolare queste urgenze, per una generazione alla ricerca del proprio posto nel mondo.
La porno dipendenza di Billie Eilish
Nella narrazione di questa cantante, classe 2001, ma dotata di profondità e carisma fuori dal comune, ci sono tutte le fragilità della sua generazione, dallo smarrimento alla sfiducia nel futuro, fino alle dipendenze. Compreso quella da contenuti pornografici che Billie ha sofferto dagli 11 anni.
Una confessione che, anche grazie alla sua popolarità globale, ha aperto un dibattito sulle conseguenze di un accesso senza particolari limiti o vincoli alla fruizione di contenuti porno sul web.
Una denuncia importante, quella della giovane star, che tre anni fa accese i riflettori sul rapporto distorto di molti giovani e giovanissimi con la sessualità e, più in generale, con l’affettività.
Le emozioni dei ragazzi tra pressioni e polarizzazioni
Provare emozioni, saperle riconoscere e volerle condividere rappresenta oggi un lusso per tantissimi ragazzi, condizionati da sovrastrutture, polarizzazioni e aspettative, da parte dei genitori o auto imposte. Eppure quando qualcuno riesce a raggiungere i propri obiettivi, a realizzarsi, fino ad emanciparsi da un passato difficile, non mancano critiche e sospetti.
Molto si spiega con la natura iperbolica della comunicazione sui social, ma empatia e solidarietà non risultano certamente in cima alle hit parade dei valori più diffusi nella società.
La forza delle emozioni
Puntare il dito verso gli altri è più facile che guardare dentro sé stessi. Gli adulti, forti delle proprie esperienze, lo sanno. Mentre i più piccoli spesso subiscono pressioni e giudizi che non sempre sono in grado di gestire in autonomia.
Da qui nasce il forte riscontro della proposta educativa di Pepita, che rimette le emozioni al centro del percorso di crescita dei nostri ragazzi. Ascoltare i propri sentimenti e rispettare quelli altrui aiuta a diventare grandi e a superare le difficoltà.
E se proprio qualcuno non ci vuole capire, si può sempre citare Bilie Eilish: “Ma non possiamo semplicemente esistere?”